Il futuro del (civic) crowdfunding

All’epoca della dematerializzazione, il #crowdfunding è un bel tentativo di conferire un nuovo ruolo sociale ai beni materiali.

Mi hanno invitato in qualità di speaker all’evento romano Crowdfuture, Il 19 ottobre a Roma.
La seconda edizione del 2013 è divisa in track tematiche che trattano diversi aspetti del crowdfunding : regulation, legal, gamification, open source e, infine, il civic crowdfunding sul quale interverrò in qualità di architetto per condividere la mia esperienza nei processi e spazi collaborativi.

Come mi spiega Alessio Barollo, curatore della track, Il civic crowdfunding è una particolare forma di finanziamento dal basso legato alla pianificazione e progettazione urbana che coinvolge cittadini, società private e organizzazioni allo scopo di finanziare opere e progetti pubblici al di fuori del budget dell’ente o dell’amministrazione interessata.

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MACAO /// OCCUPAZIONE, CREAZIONE COLLETTIVA E BENE COMUNE FINALMENTE ANCHE IN ITALIA

E mentre io sto a Parigi a pensare, e mentre in Spagna si avvicina l’anniversario del #15m degli indignados, in Italia il collettivo di artisti MACAO occupa la torre Galfa a Milano, un grattacielo di 31 piani, vuoto e abbandonato da circa 15 anni in seguito al tracollo della società FONDIARIA SAI.

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slowbusiness workshop – il tempo vuoto è la nuova pagina bianca

Qualche tempo fa ho annunciato in questo discussissimo post che avrei smesso di lavorare o quasi. L’espressione “smettere di lavorare” è volutamente inesatta e tale inesattezza, oltre ad aver creato qualche giustificata incomprensione (potete leggere questo interessante thread di commenti su facebook), è stata utile per scatenare un dibattito che, con mia sorpresa, ha dimostrato che l’argomento è molto sensibile (le visite del mio poco visitato blog si sono letteralmente impennate). Sono impegnato da mesi in questa ricerca sull’equilibrio professionale e vitale, e ho già spiegato come per me smettere di lavorare sia, in un certo senso, un modo per fare meglio il mio lavoro, o comunque un modo per esercitare il mio impegno etico rispetto al mondo. Cerco di ri-spiegarlo.

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2012: non lavorare per fermarsi a pensare

Smettere di lavorare. Qualche mese fa ho annunciato su questo blog che sarebbe stato il mio progetto per il 2012. Detto, fatto. A gennaio 2012 ho iniziato a smettere. E ora voglio raccontarlo qui. Cosí, per vedere chi c’è dall’altra parte. Ammetto anche che ieri mattina, mentre iniziavo a scrivere questo testo, ho avuto l’impressione di essere sul punto di pubblicare un post molto pericoloso. Ma comunque andiamo avanti. A voler essere precisi, non ho proprio smesso di lavorare. Si tratta più che altro di lavorare in modo molto diverso, di rivedere radicalmente l’equilibrio fra il lavoro e il tempo libero o, come preferisco dire io, l’equilibrio fra il tempo in cui sono occupato e il mio “tempo vuoto”. Il vuoto per me è molto importante, sia nel tempo che nello spazio. Forse, mi dico, perché è nel vuoto che inizia la creazione. Ecco: a me sembrava che di questo vuoto ce ne rimanesse sempre meno e comunque a me non bastava. Ho deciso quindi che il 2012 sarebbe stata l’occasione per riaverne. Vuoto nello spazio, semplificando la mia vita e riducendo gli oggetti che mi circondano; vuoto nel tempo, svuotando la mia agenda.

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