2012: non lavorare per fermarsi a pensare

Smettere di lavorare. Qualche mese fa ho annunciato su questo blog che sarebbe stato il mio progetto per il 2012. Detto, fatto. A gennaio 2012 ho iniziato a smettere. E ora voglio raccontarlo qui. Cosí, per vedere chi c’è dall’altra parte. Ammetto anche che ieri mattina, mentre iniziavo a scrivere questo testo, ho avuto l’impressione di essere sul punto di pubblicare un post molto pericoloso. Ma comunque andiamo avanti. A voler essere precisi, non ho proprio smesso di lavorare. Si tratta più che altro di lavorare in modo molto diverso, di rivedere radicalmente l’equilibrio fra il lavoro e il tempo libero o, come preferisco dire io, l’equilibrio fra il tempo in cui sono occupato e il mio “tempo vuoto”. Il vuoto per me è molto importante, sia nel tempo che nello spazio. Forse, mi dico, perché è nel vuoto che inizia la creazione. Ecco: a me sembrava che di questo vuoto ce ne rimanesse sempre meno e comunque a me non bastava. Ho deciso quindi che il 2012 sarebbe stata l’occasione per riaverne. Vuoto nello spazio, semplificando la mia vita e riducendo gli oggetti che mi circondano; vuoto nel tempo, svuotando la mia agenda.

in ENGLISH
you can read “So I quit my job” by Leo Babauta

Nel 2010 ho lasciato un contratto a tempo indeterminato per fare il freelance e a dicembre 2011 ho concluso un progetto molto importante. Gennaio 2012 mi è sembrata un’ottima occasione per cominciare questa avventura. Allora ecco come mi sto organizzando: da gennaio ad agosto voglio lavorare in media 2-3 ore al giorno (10-15 a settimana). Riducendo le mie spese al minimo, queste 2-3 ore di lavoro al giorno riescono a coprire circa l’80% per cento del mio fabbisogno. Per il restante 20% userò qualche soldo che ho messo da parte lavorando in questi anni. Ovviamente sono disposto a dare i dettagli delle mie spese e delle mie entrate; gl interessati possono contattarmi qui. A partire da settembre 2012, mi do tempo fino a dicembre per aumentare gradualmente la quantità di ore impegnate nel lavoro e nella produttività fino ad essere economicamente sostenibile, per me e per la mia famiglia. Il tutto senza oltrepassare le 5-6 ore al giorno, includendo almeno un mese di vacanze all’anno e facendo solo progetti che mi interessano e che siano eticamente ragionevoli. Progetto ambizioso? Forse troppo, ma staremo a vedere.

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puedes ver este vídeo sobre downshifting

Voglio utilizzare tutto il tempo vuoto per non fare niente, per passeggiare, per fare sport e, in generale, per vivere. Recentemente mi hanno intervistato per una ricerca sul #downshifting e mi hanno chiesto: – Ma per lei cosa significa “vivere”? – Ci ho dovuto pensare, ma sono stato contento della mia risposta: – “Vivere” per me significa non avere obiettivi prefissati. – Mah…risposta ad effetto. In realtà la condizione che voglio creare tramite questo vuoto è quella di un profondo stato di apertura. Voglio essere molto ricettivo rispetto a possibili proposte, progetti e opportunità particolarmente interessanti. Per anni ho dovuto rifiutare per mancanza di tempo, ora mi piacerebbe essere libero di scegliere. Meditazione strategica, cosí mi piace chiamarla. Non fare niente, pensare, aspettare. “Leggere, sognare, poltrire” leggevo da adolescente…e magari qualcosa c’entra.

en FRANÇAIS
vous pouvez lire “Architecture de la décroissance”

Ci sono due precisazioni molto importanti che debbo fare. Quando parlo di ridurre le mie spese al massimo, qualcuno potrebbe pensare a qualcosa che ha a che vedere col sacrificio. Falso. Non sto riducendo le mie spese al massimo per poter non lavorare. Direi piuttosto il contrario: nel tempo mi sto rendendo conto che, in molti casi, migliorare la mia vita significa eliminare o diminuire cose e spese (spostamenti, fumo, carne, telefoni, supermercati, mobili, vestiti, internet, cibo), di conseguenza mi è venuta anche questa idea che “toh…potrei anche non lavorare”. La seconda precisazione riguarda più da vicino il mio lavoro. Io sono architetto, o qualcosa del genere. E no, non immaginate quanto mi piaccia aggiungere quel “o qualcosa del genere”, anche se ultimamente preferisco dire “Ero architetto. Adesso faccio cose.” Ma torniamo al punto: la precisazione da fare. Voglio sottolineare che questa non è la storia dell’architetto che “lascia tutto e va a vivere in campagna”. Per me smettere di lavorare è una scelta professionale e, in un certo senso, un modo per fare meglio il mio lavoro. Vivo questo processo come una continuità: non c’è alcuna rottura. Qualche anno fa ho cominciato a scrivere e lavorare sulla decrescita in architettura. Oggi, come architetto, ritengo che il miglior contributo che possa dare è quello di “smettere di costruire e mettermi a pensare”.

Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di lavorare nell’ambito dell’innovazione tecnologica e sono sempre più convinto che oggi non si tratti più di produrre né di fare, non è questo il punto. Oggi il punto è scegliere, capire che cosa fare, perché farlo e dove vogliamo arrivare facendolo. E per capirlo dobbiamo pensare. E per pensare ci serve tempo, tempo vuoto. La forza di volontà, l’autocontrollo, la saggezza, la capacità di scegliere sono facoltà sempre più sollecitate in un sistema pieno di stimoli e di possibilità infinite. La tecnologia sta moltiplicando le nostre capacità e ci sta dando una sorta di delirio di onnipotenza ma, se siamo tutti affannati a fare e a produrre cose, chi si occuperà di pensare se sia giusto farle o, ancora più difficile, capire cosa andrebbe fatto?

Allora io voglio fare questo: fermarmi a pensare. E scriverlo qui è anche un modo per cercare compagnia: sono sicuro che un sacco di gente ha voglia di fermarsi a pensare insieme a me.

la foto “rallentare”, in cui sono senza dubbio troppo serio per l’occasione, è del mio amico e collega Andrés Walliser

19 thoughts on “2012: non lavorare per fermarsi a pensare”

  1. Sto provando a fare la stessa cosa anche io. Sono qualche passo indietro ma credo che una gran parte del mio lavoro futuro sarà realizzare cose, opere o servizi che possano diminuire il consumo di energia umana “sbagliata” perché non etica. Per ora ha da poco superato la forma del sogno, ma il progetto è proprio quello di comunicare con ciò che si fa quel bello della vita che abbiamo da cogliere, stimolando gli altri ad eliminare il resto. Chi progetta e realizza cose dovrebbe porsi questa domanda sempre. Forse può interessarti un mio vecchio e -scritto male articolo in inglese- sul mio blog di qualche tempo fa. qui: http://florentinhortopan.wordpress.com/2010/09/06/green-designers-social-innovation/

  2. Meriti tutta la comprensione e la stima possibile. Il tuo sarà un viaggio verso la scoperta di un modo “vero” e che ti darà grandi soddisfazioni. La vita è tua ed aver compreso che puoi e devi gestirla è soltanto meritevole.
    Ti lascio 2 link con la speranza che possa esserti di aiuto :

    http://www.ibs.it/code/9788854504127/bortone-serena-cirino-mariano/io-non-lavoro-storie.html

    http://www.agila.tv

    Nel primo link trovi i racconti di alcuni ragazzi che per motivi diversi hanno fatto o hanno potuto fare una scelta simile alla tua.
    Nel secondo link trovi un’associazione di ragazzi che da anni cerca di rendere più vivibile ed armoniosa la propria vita.
    Carpe diem!

    Non fermarti e tienici aggiornati, la tua esperienza potrà essere preziosa per molta altra gente.

    Marco

  3. Sto riflettendo su come fare per poter dire, tra un annetto, la stessa cosa.
    Non ho ancora trent’anni – ma ci sono vicina – e lavoro nel marketing. Quando la gente ha iniziato a dirmi che sono sulla buona strada per diventare una “donna in carriera” (dove spesso questa immagine si sovrappone a quella di una persona oberata dal lavoro), ho capito di voler cambiare strada. Non voglio diventare ricca, voglio lavorare meno e vivere di più, avere il tempo di curare i sogni e le relazioni. Per ora sono partita con piccole cose: cucinare più cose a casa ed evitare di trattenermi in ufficio, consumare in maniera più consapevole… e riflettere. Sono piccoli passi, appunto e pregusto il momento in cui potrò sentire il brivido di scrivere un post come il tuo. ;)
    Mi ricordo che alcuni anni fa, mentre ancora frequentavo l’università, lessi Il futuro del lavoro del sociologo Domenico De Masi e rimasi perplessa: lavorare meno?! Ora inizio a capire: lavorare meno significa anche lavorare tutti e distribuire meglio la ricchezza. Significa ragionare in termini di sostenibilità e non di profitto… e molte altre cose. :)

    Mi permetto di girarti il link a un mio post di un paio di giorni fa: http://www.cupofbrain.info/2012/02/equilibrismi-postmoderni-acrobati-tra-lavoro-e-vita-privata/

  4. A me piacerebbe conoscere le condizioni al contorno, perchè immagino che una scelta come la tua (per quanto desiderabile e condivisibile) richieda anche le condizioni opportune per essere messa in atto :-)

  5. Grazie a tutti per il sostegno e per i riferimenti e spunti interessanti. Spero che rimarremo in contatto!
    Dal canto mio, vi prometto che vi terrò informati su come vanno le cose.

    Armino, come dico nell’articolo, potete contattarmi per i dettagli: sono disposto a scambiare tutte le informazioni, ovviamente dopo un primo contatto privato > http://immaginoteca.com/contact

  6. ciao, sono incredibilmente colpita da quello che scrivi, perché da tempo mi guardo intorno e non trovo il senso di tutto questo correre e penso anche che il nostro mestiere dovrebbe essere ripensato radicalmente perché potremmo fare cose davvero buone, se solo trovassimo la direzione giusta. grazie, seguirò l’evoluzione del tuo racconto!

    1. Grazia. Grazie dell’incoraggiamento.
      Io ora, dopo sei mesi, sono in un momento piuttosto difficile. Devo prendere molte decisioni. Spero di raccontare le mie riflessioni presto e condividerle con voi. In bocca al lupo.

    1. Ciao! effettivamente dopo un anno andrebbe fatto un bilancio.
      Ma “non ti sei più fatto vivo” in che senso?
      Spero che non si tratti di una spam.

      Per sapere come evolve la mia situazione puoi leggere questo:
      http://www.immaginoteca.com/spaziotempo/

      Magari presto trovo il modo di fare un resoconto dettagliato.

  7. Niente spam. Ero curioso perché non ho trovato nuovi post. E sono molto indeciso perché vorrei staccarmi dalla routine quotidiana che mi sta uccidendo.

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