IMAGINARIO e Spazi Pubblici Ibridi / Intervista

Il collettivo IMAGINARIO è un gruppo di ricerca indipendente, a cui partecipo insieme a Domenico Di Siena e Alfonso Sanchez Uzabal, che si interessa a temi di creatività urbana e all’applicazione delle nuove tecnologie della comunicazione per la gestione del territorio e dello spazio socio-urbano.
IMAGINARIO ha presentato la sua teoria dello spazio pubblico alla conferenza Hyperurbain à Parigi e, quest’estate, ha partecipato all’incontro di Cartografia Ciudadana a Gijon dive ha presentato il progetto di cartografia participativa MEIPI.

Nell’ambito di queste ricerche, Domenico Di Siena sta effettuando una serie di brevi interviste (4 domande) per la sua tesi di Dottorato sugli Spazi Pubblici Ibridi, con l’obiettivo di riunire tutto in una pagina web e in una pubblicazione cartacea.
Presento di seguito le mie risposte e vi invito a rispondere alle domande se siete interessati.

1 – Che cosa intendi per spazio pubblico? (definizione)
Tradizionalmente, lo spazio pubblico è stato definito, in contrapposizione allo spazio privato, come quel luogo dove ogni cittadino aveva il diritto di circolare liberamente. E’ evidente come questa visione interpreti la specificità dello spazio pubblico come qualcosa strettamente legato alla sua fisicità – il diritto del corpo di circolare liberamente.
Nell’era contemporanea, caratterizzata dalla rivoluzione dei sistemi di comunicazione, la realtà tende a configurarsi come una struttura che percepiamo come multistrato, di cui la fisicità non è altro che uno dei tanti livelli.
L’ipotesi dell’esistenza di fattori non fisici del mondo non è chiaramente una novità della nostra epoca; piuttosto, quello che sta cambiando è che questi elementi volatili diventano sempre più strutturanti per la percezione della realtà e dello spazio. Le micro-comunicazioni si moltiplicano, e con esse i contenuti che costituiscono la realtà.
Una grande parte dell’universo di impressioni che sono tradizionalmente state considerate come appartenenti alla sfera privata, si trasformano oggi in contenuti di comunicazione che viaggiano – circolano – per mezzo di diverse tecnologie, tutte con un valore di pubblicità più o meno elevato. Questo trasferimento ci porta a concludere che la tradizionale contrapposizione fra l’intimo -privato- e il pubblico, su cui si basa la definizione riportata sopra, risulta oggi antiquata. Il modello binario di opposizione privato/pubblico lascia spazio a un modello di spazi compenetrati – è quasi inevitabile non ricordare qui, seppur in modo barbaro, la modernità liquida di Bauman.
Alla luce di queste considerazioni, e per analogia con la definizione tradizionale riportata sopra, definirei lo spazio pubblico come quello spazio dove l’informazione puo’ circolare liberamente, il che equivale alla libertà di comunicazione. Dal punto di vista sociologico, questa definizione propone una visione relazionale dello spazio pubblico – il luogo delle relazioni.

2 – Come qualificheresti lo spazio pubblico delle città di oggi?
Confuso. Credo che ci sia una grande confusione sulla funzione dello spazio pubblico. Le strade servono a spostarsi da un punto all’altro – nodi – della città e le piazze vengono per lo più utilizzate per manifestare – protestare – o più spesso come semplice bene di consumo per turisti. In questo senso, gli spazi pubblici sembrano aver perso il loro ruolo di catalizzatore di creazione collettiva, quel processo che genera il valore aggiunto della città e che l’hanno storicamente resa qualcosa in più che una semplice densificazione di abitanti, lavoro e opportunità.
La manifestazione o la protesta sono certamente delle attività fondamentali per il cittadino ma, a differenza della creazione collettiva – azione –, rispondono a un modello di organizzazione verticale –reazione.

3 – Come lo cambieresti?
Vorrei rispondere partendo da questa riflessione: nonostante io sia architetto, se mi dicessero “prendi questa piazza e fanne un buon spazio pubblico” non saprei cosa fare. Disegnare una facciata, progettare un appartamento o ideare una passerella sarebbe invece molto più facile. Perché?
Se penso allo spazio pubblico come luogo della creazione collettiva, come lo spazio dove i cittadini scambiano liberamente informazioni – comunicano – e di conseguenza creano, mi viene subito in mente che i processi di creazione architettonica e urbanistica tradizionali hanno invece tendenza a imporre una creazione d’architetto. Per questo credo che il progetto della spazio pubblico sia complicato. Come ho già detto non ho un’idea precisa, ho solo suggestioni che ancora non sono organizzate. Credo che lo spazio pubblico delle comunicazioni – quello contemporaneo – avrà a che fare con la nozione di vuoto e di contenitore. Il vuoto è qui inteso come qualcosa che si contrappone a una definizione precisa: lo spazio pubblico, essendo generatore di attività autoorganizzate, dovrà presentare un carattere di contenitore attrezzato per accogliere contenuti. La piazza potrebbe diventare una scatola tecnologicamente dotata -connessa- a disposizione dei cittadini. Si potrebbe parlare di spazio bianco, un vuoto nella città inteso come luogo senza definizione, dove i cittadini hanno il diritto di creare.

4 – Che ruolo potrebbero giocare le nuove tecnologie in questo cambiamento? (spazi ibridi)
Credo che le tecnologie contemporanee abbiano un ruolo fondamentale nella realizzazione di un trasferimento percettivo della realtà, che muta una volta per tutte da una struttura monostrato (o al massimo bipolare – materiale/immateriale –) a una struttura multistrato, in cui gli spazi sono il risultato delle intersezioni di vari livelli. Oserei dire che la separazione fra la materia e lo spirito si fa sempre più confusa, e questa è una delle chiavi del cambiamento epocale che stiamo vivendo. Le tecnologie delle comunicazioni –Internet…- non sono più relegate al mondo virtuale, ma si aggiungono allo spazio fisico e lo modificano.
Sicuramente le nuove tecnologie stanno apportando cambiamenti strutturali molto rapidi e totalmente innovativi. In dieci anni la nostra vita quotidiana ne è stata profondamente condizionata. Ma credo che questo sia soltanto l’aspetto più superficiale di un cambiamento che invece ritengo molto più profondo.
L’aspetto più emozionante è il fatto che Internet e le sue dinamiche stiano diventando un modello per l’organizzazione della realtà, e questo ci riporta in particolare agli spazi pubblici. La diffusione massiva di Internet e la sua struttura orizzontale e interattiva ha aperto un universo completamente nuovo i cui ingredienti fondamentali sono la libertà, l’intercambio e la trasparenza, cose che spesso vengono meno negli spazi pubblici delle città contemporanee. E’ per me molto interessante notare che ora questi presupposti quasi vitali per la società, riscoperti paradossalmente nello strato virtuale, si stiano trasformando in modelli per l’organizzazione – e la progettazione?- dello strato fisico.

Link di interesse:
Presentazione Hyperurbain, Paris
Presentazione Cartografia Ciudadana, Gijon

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