downshifting sul corriere della sera

La giornalista Candida Morvillo, che mi ha intervistato a gennaio nell’ambito della sua ricerca sul fenomeno del #downshifting, mi ha gentilemente girato il PDF dell’articolo uscito qualche settimana fa sul settimanale Sette del Corriere della Sera. Ecco come racconta la nostra storia, con qualche piccola e divertente imprecisione. Il titolo però è bello: “Da architetto a nuovi progetti”.

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slowbusiness workshop – il tempo vuoto è la nuova pagina bianca

Qualche tempo fa ho annunciato in questo discussissimo post che avrei smesso di lavorare o quasi. L’espressione “smettere di lavorare” è volutamente inesatta e tale inesattezza, oltre ad aver creato qualche giustificata incomprensione (potete leggere questo interessante thread di commenti su facebook), è stata utile per scatenare un dibattito che, con mia sorpresa, ha dimostrato che l’argomento è molto sensibile (le visite del mio poco visitato blog si sono letteralmente impennate). Sono impegnato da mesi in questa ricerca sull’equilibrio professionale e vitale, e ho già spiegato come per me smettere di lavorare sia, in un certo senso, un modo per fare meglio il mio lavoro, o comunque un modo per esercitare il mio impegno etico rispetto al mondo. Cerco di ri-spiegarlo.

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fare la pasta a mano va di moda (a Parigi)

Quando faccio la pasta non penso a niente. Quando faccio le orecchiette penso solo a che mi vengano bene e senza troppi sforzi: belle, concave, nè troppo asciutte, nè troppo bagnate. E’ il mio modo di creare qualcosa e non credo sia dovuto – come i malpensanti insinuerebbero – a un frustrato senso di maternità o all’istinto di onnipotenza del generare. Si tratta di costruire la realtà fuori di me in maniera concreta, pratica, dar vita a una realtà fisica di odori, sapori, forme e colori. Forse è la smaterializzazione della realtà attraverso la virtualità delle nuove tecnologie che mi induce al bisogno di concretezza, ma anche senza computer a 15 ann iero lì che facevo le mie sciarpette a mano. No, non ho 70 anni, non ci crederete ma qui a Parigi con la mia pasta fatta a mano sono anche una alla moda, e queste pratiche dei “lavori femminili” non le ho ereditate dai miei avi, le ho imparate con internet. Una vera e propria contraddizione? A voi giudicare.  Continue reading fare la pasta a mano va di moda (a Parigi)

2012: non lavorare per fermarsi a pensare

Smettere di lavorare. Qualche mese fa ho annunciato su questo blog che sarebbe stato il mio progetto per il 2012. Detto, fatto. A gennaio 2012 ho iniziato a smettere. E ora voglio raccontarlo qui. Cosí, per vedere chi c’è dall’altra parte. Ammetto anche che ieri mattina, mentre iniziavo a scrivere questo testo, ho avuto l’impressione di essere sul punto di pubblicare un post molto pericoloso. Ma comunque andiamo avanti. A voler essere precisi, non ho proprio smesso di lavorare. Si tratta più che altro di lavorare in modo molto diverso, di rivedere radicalmente l’equilibrio fra il lavoro e il tempo libero o, come preferisco dire io, l’equilibrio fra il tempo in cui sono occupato e il mio “tempo vuoto”. Il vuoto per me è molto importante, sia nel tempo che nello spazio. Forse, mi dico, perché è nel vuoto che inizia la creazione. Ecco: a me sembrava che di questo vuoto ce ne rimanesse sempre meno e comunque a me non bastava. Ho deciso quindi che il 2012 sarebbe stata l’occasione per riaverne. Vuoto nello spazio, semplificando la mia vita e riducendo gli oggetti che mi circondano; vuoto nel tempo, svuotando la mia agenda.

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NON LEGGETE i GIORNALI – la dieta mediatica di Francesco Cingolani sul blog Pandemia

immagine: URBAN APERTURE(S) – una teoria dell’informazione urbana | issuu.com/immaginoteca

 

Qualche tempo fa il mio amico e collega Luca Conti mi ha chiesto di descrivergli la mia dieta mediatica: si tratta di raccontare come mi informo, quali sono i miei mezzi e le mie fonti per l’informazione.

L’espressione dieta mediatica mi sembra particolarmnete appropriata: credo che la sfida della tecnologia e dell’informazione del futuro sia la gestione sostenibile di grandi quantità di dati e informazioni, al fine di evitare fenomeni sempre più frequenti di saturazione e information overload.

Ripropongo di seguito il mio contributo, originariamente pubblicato su pandemia.info Continue reading NON LEGGETE i GIORNALI – la dieta mediatica di Francesco Cingolani sul blog Pandemia