Your father is now following you on twitter /// BUON COMPLEANNO uuuuuuuuu

Come già detto, Francesco Cingolani vive e lavora a Parigi.
Pero’ è nato a @montecanepino.
Suo padre @ivocingolani gli manda spesso pacchi pieni di prelibatezze della sua terra. Allora Francesco Cingolani per provare a sdebitarsi, qualche mese fa, gli ha regalato un iPod e un conto twitter.



Qualche mese più tardi, che è oggi, approfitto del compleanno di @ivocingolani per fargli gli auguri e per festeggiare i suoi 84 followers. Il successo è stato veloce e sorprendente.
Alla fine twitter è molto semplice, e’ come un SMS, pero’ pubblico (e questo fa pensare a #thebigreal ). Inoltre l’originalità dei temi twittati da Ivo gli ha fatto riscuotere successo subito: agricoltura, campagna, mare, piante, il lento scorrere delle stagioni…tutti questi temi messi dentro un canale cosi’ frenetico e nuovo come twitter…
A me sembra un mix esplosivo, molto bello, e che è molto interessante, oltre che a livello personale, anche per le mie ricerche.
E’ da molto infatti che mi interesso a possibili canali di mediazione fra la tradizione e la tecnologia, fra internet e la lentezza…a questa cosa che non so come chiamare ma che e’ espressa nitidamente dal bellissimo progetto DONKIJOTE: un bellissimo mulo carico di tecnologie di comunicazione per internet che va in giro per la spagna, e che ho avuto la fortuna di incrociare, in un certo senso, con meipi al centro Laboral quest’estate.



Intorno a mio padre si è creata tutta una rete di conoscenze nuove, fatta di nodi anche localizzati sul terrirorio – @fabiocurzi e @iomanuele per esempio – e anche altra gente non ben situata, o che addirittura vive all’estero.
Vorrei citarne alcuni: @immaginoteca – che sono io – @ctrlzarch @sophiemargot @baronerampant @ethel_baraona @urbanohumano e ancora tanti altri…Oggi tutti loro o quasi hanno fatto gli auguri via twitter a mio padre e li ringrazio!!

Inoltre, volevo anche dire che quando penso che ho degli amici e colleghi con i quali lavoro e scambio idee quotidianamente tramite twitter, a me fa un po’ strano…Per esempio, ultimamente, ho fatto questo con gente che non ho praticamente mai visto!
Ma per mio padre, che quando è nato non c’era manco la TV, la sensazione deve essere ancora più forte no?
In ogni caso Twitter ci permette soprattutto a me e a lui di condividere il nostro quotidiano, e questo per me e’ bellissimo.
– mai sentito parlare di arte quotidiano? –

Non scambiamo solo mail, lettere e pensieri, ma abbiamo proprio questa sensazione di condividere le nostre quotidianità, le cose piccole e a volte anche stupide, il che genera questa cosa…come l’avevano chiamata?
Ah, ecco….AMBIENT AWARENESS….chi sapesse tradurlo in italiano sarebbe il benvenuto!

Insomma, buon compleanno a Ivo ma pure a tutti quanti gli altri.
Se le foto che vedete vi fanno pensare a un mondo di cui avete voglia di sentire parlare, vi invito allora a seguire @ivocingolani su twitter, ecco. ///

Questo piccolo testo che pubblico a mo’ di regalo, e’ il secondo della settimana nello stile auguri eccetera…
L’avevo fatto per Massimo qui (in francese pero’).
Da tempo si è sviluppata in rete un’attenzione particolare a tutti questi fenomeni che sostituiscono con beni immateriali a costo zero degli oggetti che tradizionalmente vengono acquistati (in questo caso i regali)….
Se siete fra quelli che pensano di cambiare il mondo, _ è una cosa da tenere a mente, insieme alla teoria della decrescita di Serge Latouche e al pensiero strambo di qualche architetto che non vuole più soltanto costruire, costruire, costruire…


Kaléidoscope de Jacques Famery: la forme EST la structure



Je vous présente ici la chaise Kaleidoscope de Jacques Famery, composée d’une seule feuille de matériau découpée et roulé sur elle. Une chaise sans structure, ou bien sans décoration: la forme EST la structure.

Et oui, on voit plus les demoiselles que ce sur quoi elles sont assise. Jacques Famery nous explique que elles “étaient volontairement ainsi. Cela correspondait à une attitude critique de 68, puisque la transparence des objets était la manière voulue de les faire oublier….pas les demoiselles évidemment…..mais les objets et la consommation.”

L’auteur de ce siège nous explique aussi les problèmes liés à la fabrication: “Le développement du système (divers sièges, tables et étagères ) à été produit par Herman Miller international ( USA ), suite à une défection de Steiner France qui n’était pas en mesure d’assurer le projet, en raison de quoi, j’ai provoqué la rupture du contrat que nous avions amorcé avec ce fabricant français.”



Jacques Famery, dont j’avais déjà parlé ici, aussi enseignant et créateur d’architectures, a aussi participé au projet pour le Champ de Mars à Paris, mis au point 1972 en collaboration avec Andrea Branzi e le groupe ARCHIZOOM de Florence. Ce projet représente “la première proposition pour une architecture à façades végétales, et cela non pas pour des raisons seulement spectaculaires ( JE NE SUIS PAS NOUVEAU ), mais pour des nécessités avant tout…rationnelles, du fait notamment que ce site protégé, interdisait l’architecture d’expression contemporaine tandis que l’époque l’y obligeait….. c’était vraiment une idée NOUVELLE.
Le projet avait paru dans CREE, numéro de Juin 1972, à la suite de l’article de J. Famery “Propositions pour l’utilisation de quelques places perdues ou, le design fonctionnaliste c’est la pollution de l’environnement”.

Sur complexitys est disponible une entretien avec Jacques Famery.

APERTURE URBANE

Os presento aqui un texto que estamos trabajando con los de #thinkark para una convocatoria en Milano sobre URBAN HYBRIDATION.

URBAN APERTURE >
<
POROSITY AS A NEW MODEL FOR HYBRID PUBLIC SPACES >

Topics
# Urban Pore/porosity
# Hybrid typologies of public urban spaces
# Hybridization design strategies and case-study in urban, landscape or architectural design

Abstract
Desde hace aproximadamente 20 años, la revolución de las comunicaciones producida por Internet ha afectado de forma substancial nuestra forma de relacionarnos con el mundo. Esto ha producido, entre otros efectos, una corrupción de la oposición tradicionalmente reconocida entre real y virtual. Se nos presenta así un nuevo paradigma que dibuja la realidad como un sistema complejo de relaciones entre la capa « presencial » (física) y la virtual. Los arquitectos y los urbanistas ya no pueden prescindir de esta nueva realidad aumentada que hemos traducido, en el ámbito urbano, con la expresión « espacios públicos híbridos ».

Esta hibridación de los espacios es solo una expresión de un cambio radical más amplio que nos traslada desde un sistema analítico (orden y separación) a otro sintético (complejidad, conexión, permeabilidad). En un sistema caracterizado por una alta capacidad de comunicación, si el espacio se vuelve una realidad mixta de presencia y virtualidad, de la misma manera la separación entre espacio privado y público se vuelve obsoleta.

En esta teoría de la permeabilidad urbana es fundamental el concepto de filtro urbano, es decir un nuevo dispositivo (¿tecnológico? ¿arquitectónico? ¿social? ¿cultural?) capaz de gestionar las conexiones privado/público, presencial/virtual, en un sistema donde los canales no se presentan por separado si no que son comunicantes – APERTURE -. En este modelo, el espacio público se define como aquel en el que la información puede circular libremente. Dicha información pública está formada por las comunicaciones de los canales privados tamizados por los filtros urbanos. Desde nuestra visión la función de filtro non puede ser automatizada: solo las personas, a través de su sensibilidad y sus emociones, pueden resolver esta función de discernimiento.

Nuestra teoría permitiría pasar de una visión tecnocéntrica hacia una antropocéntrica, restituyendo al hombre a su posición natural de espiritualidad y de inteligencia.

Referencias:
THE BIG REAL
Percorsi emotivi
Meipi

MY PROJECTS MINDMAP – molteplicità continua


Pochi giorni fa scrivevo su complexitys (in inglese) che “un blog non è un posto per parlare di sé stessi” e oggi faccio il contrario: un post che parla solo di tutti i miei progetti.
E’ da un po’ di tempo che penso di fare una mappa dei progetti a cui lavoro, e la domanda di una mia amica “ma senti tu che fai?” mi ha dato lo spunto per realizzare tale mappa.
Quindi eccola qui sopra, per vederla meglio forse potete andare qui.
Mancano tanti progetti che ho sicuramente scordato.
La cosa più importante mi sembra segnalare la fine della conoscenza ordinata, analitica e fatta per liste. Google wave che fa?
I cerchi, con l’omnidirezionalità, esprimono bene questa assenza di tracciati a favore di un modello basato sulla molteplicità continua.
Adesso mi sono ricordato che ne parlavo anche in CAMPI.

Fra quelli dell’immagine sopra, tre a caso

THEBIGREAL SMS REALI DI PERSONE REALI (con Manuele Baldoni)
IMAGINARIO Gruppo di ricerca indipendente sulla creatività urbana e le nuove tecnologie della comunicazione (con Domenico DI Siena e Alfonso Sanchez Uzabal)
JE SUIS FOU mostra IMAGE REMIX con BASURAMA